Con la rubrica “Pillole di font” abbiamo fatto un viaggio nel tempo attraverso la genesi e l’evoluzione dei caratteri romani che oggi rappresentano la famiglia di font graziati più diffusa. Tutti questi font si ispirano alla capitale libraria elegante che a sua volta, con l’introduzione della minuscola carolina rappresenta un’evoluzione del lapidario romano. In questo articolo riassunti, faremo un confronto tra i vari font graziati romani e ripercorreremo in breve la loro evoluzione dalla scrittura greca a i font moderni.
Indice rapido
Caratteri romani a confronto
I font graziati romani, anche se hanno la stessa origine hanno caratteristiche diverse e possiamo così distinguerli.
Romani antichi – Veneziani

- Contrasto basso: Una delle differenze più importanti rispetto ai romani moderni è il basso contrasto tra tra le aste orizzontali e verticali.
- Grazie non geometriche: Le grazie sono generalmente curve, arrotondate o comunque rette ma irregolari, conferendo al carattere un aspetto classico.
- Altezza della minuscola: L’altezza dell’occhio o della minuscola è ridotta.
- Elementi inclinati: Le grazie dei tratti ascendenti sono inclinate. Inoltre Storicamente anche le aste trasversali sono inclinate anche se in alcune versioni moderne questo elemento viene a mancare.
- Spessore curve: Le curve di occhi e occhielli hanno generalmente spessori irregolari, più spessi verticalmente e più sottili orizzontalmente.
Romani transizionali

- Contrasto medio: Una delle differenze più importanti rispetto ai romani antichi è un certo contrasto tra tra le aste orizzontali e verticali, minore rispetto ai graziati più moderni ma comunque evidente.
- Grazie più geometriche: Le grazie sono decisamente piatte e più geometriche o comunque rette e regolari, conferendo al carattere un aspetto più deciso.
- Spessore curve: Le curve di occhi e occhielli hanno generalmente spessori più contrastati rispetto ai romani antichi, più spessi verticalmente e più sottili sulle curve orizzontali.
Romani moderni – Bodoniani o didot

- Contrasto tra spessori: Uno dei tratti più evidenti è il forte contrasto tra i tratti spessi e sottili delle lettere.
- Grazie geometriche: Le grazie sono generalmente lineari e geometriche, conferendo al carattere un aspetto strutturato e formale.
- Ascendenti e discendenti pronunciati: Le lettere con ascendenti e discendenti, come la ‘b’ o la ‘p’, sono notevolmente alte e basse, rispettivamente.
- Verticalità: I font bodoniani tendono ad avere una forte verticalità, con pochi elementi inclinati.
- Curve eleganti: Le curve delle lettere sono fluide e armoniose, contribuendo all’aspetto raffinato del carattere.
Lapidari

- Presenza di grazie triangolari – Si parla quindi di un font serif con grazie che tendenzialmente terminano con una punta di 30° rispetto alla base completamente piatta, non ornata, che forma comunque un angolo acuto con la linea di base;
- Modello classico – Chiamati anche “capitale quadrata”, presentano una rigorosa geometria delle forme;
- Solo maiuscolo – Conosciuti anche come “maiuscola elegante”, sono font che (almeno in origine) sono progettati solo in maiuscolo. Con il tempo sono state sviluppate, per le versioni digitali, anche i glifi in minuscolo.
Evoluzione dei caratteri romani
Epoca greca
L’alfabeto latino è una diretta evoluzione di quello greco. In epoca greca, però, gli strumenti utilizzati rendevano difficile incidere tratti curvilinei (soprattutto in epoca arcaica), ad eccezione di circonferenze e semicerchi; in epoca ellenistica ma soprattutto romana si cominciarono ad utilizzare sempre più strumenti che permettevano di affinare i tratti delle lettere e realizzare anche tratti curvilinei, introducendo glifi nuovi rispetto agli originali greci.

Epoca romana: I lapidari
Ispirata dai modelli greci ed etruschi, intorno al VI Secolo a.C. nasce l’incisione romana. Queste iscrizioni erano delle vere opere d’arte realizzate da artigiani specializzati e abilissimi. Tali incisioni erano inequivocabilmente colorate con colori naturali, brillanti e vivaci. Questo ne spiega il solco profondo e accuratamente realizzato. Da questi caratteri derivano i moderni font Lapidari.

Il così detto lapidario romano raggiunge la sua forma classica fra la seconda metà del I secolo e il III secolo d.C., durante l’impero di Augusto, Tiberio, Traiano, Adriano e Marco Aurelio. Le lettere romane, dette anche lapidarie, Queste iscrizioni erano tipicamente realizzate su pietra o marmo, da qui il termine “lapidario” (dal latino “lapidarius”, che significa “relativo alla pietra”). Tutt’oggi, la struttura dei glifi maiuscoli di tutti i font, sia nei caratteri umanistici sia in quelli lineari, ha mantenuto gli stilemi dei tipi lapidari incisi in epoca augustea.
Epoca carolingia: scrittura libraria elegante
Con l’espansione dell’impero e successivamente della cultura romana, la lapidaria romana viene codificata per imitazione in una scrittura libraria usata anche nei manoscritti. Nasce la capitale libraria elegante.

Tuttavia, fu durante il periodo carolingio che viene introdotta la lettera minuscola, chiamata appunto “minuscola carolina“, definendo così la scrittura libraria occidentale che oggi conosciamo.

Epoca veneziana: Romani antichi
Circa 400 anni dopo, a partire dal XIV secolo, come reazione alla scrittura gotica imperante in quel periodo, umanisti come Coluccio Salutati e Poggio Bracciolini riscoprirono questa scrittura, credendo che fosse utilizzata dagli antichi Romani. Questa convinzione portò, quindi, alla creazione della minuscola umanistica rotonda.

Così, agli albori del rinascimento, in un contesto in cui il tedesco Johannes Gutenberg sviluppava la nuova tecnica di stampa a caratteri mobili, che utilizzava caratteri rigorosamente gotici; figure come Aldo Manuzio e Nicolas Jenson, a Venezia, danno vita alla prestigiosa scuola tipografica veneziana che rivoluzionerà il mondo dell’editoria e della cultura più della stampa stessa.

Epoca inglese: Transizionali
Nei primi decenni del ‘700, la tradizione rinascimentale viene interrotta da una nuova generazione di caratteri, quando il tipografo inglese William Caslon cominciò a disegnare alcuni dei suoi caratteri tipografici, dai quali nascerà il font Caslon che conosciamo oggi. Benché i suoi caratteri fossero in un certo senso conservativi della tradizione veneziana rispetto ai successivi, essi cominciavano a mostrare caratteristiche tipiche dei font transizionali come le grazie più sottili e geometriche e un contrasto più marcato tra le aste orizzontali e verticali. Tali caratteri raggiungono poi la loro definizione con John Baskerville ed altri tipografi inglesi.

Epoca bodoniana: Romani moderni
Questi caratteri, dall’aspetto moderno ma sofisticato, sono stati chiamati anche bodoniani da Aldo Novarese che prese il nome dal font Bodoni, il carattere disegnato dall’omonimo incisore. Allo stesso modo, tali caratteri vengono classificati “Didotes” da Maximilien Vox, nella sua classificazione. In questo caso il nome fa riferimento, al rispettivo font dell’incisore Didot.

In effetti, tutti i font romani moderni possono essere riconducibili al lavoro di questi due tipografi (Bodoni e Didot) riconosciuti come i padri della tipografia moderna e che hanno contribuito a fornire un approccio scientifico e razionale al mondo della stampa.
Conclusione
Per approfondire le classi dei font citate sopra, consiglio di seguire la rubrica “Pillole di font” cominciando da i romani antichi, continuando con i transizionali e infine con i romani moderni e i I Lapidari;