I font lapidari sono un tipo di caratteri tipografici che affondano le proprie radici nelle antiche incisioni romane. La classificazione come Lapidari è conosciuta grazie al lavoro di Aldo Novarese, fotografo, pittore e illustratore che manifestò il suo interesse per i caratteri tipografici e la loro storia. Novarese suddivise i caratteri in dieci distinte famiglie, secondo la caratterizzazione storica ed estetica, la prima famiglia è appunto quella dei Lapidari.
I Caratteri Lapidari sono caratterizzati da linee pulite e geometriche, sono font estremamente leggibili e particolarmente adatti per le iscrizioni su pietra. La loro storia è legata alla storia della nascita della scrittura occidentale. In questo articolo scopriamo come nascono, quali sono i migliori esempi e come vengono utilizzati.
Indice rapido
Origini della lettera Romana
I font lapidari traggono ispirazione dalle incisioni monumentali e commemorative dell’epoca augustea nell’ambito della cultura romana. Queste iscrizioni erano tipicamente realizzate su pietra o marmo, il termine “lapidario”, infatti, deriva dal latino “lapidarius”, che significa “relativo alla pietra”.
Mentre in epoca greca gli strumenti utilizzati rendevano difficile incidere tratti curvilinei (soprattutto in epoca arcaica), ad eccezione di circonferenze e semicerchi; in epoca ellenistica ma soprattutto romana si cominciarono ad utilizzare sempre più strumenti che permettevano di affinare i tratti delle lettere e realizzare anche tratti curvilinei, introducendo glifi nuovi rispetto agli originali greci.
Ispirata dai modelli greci ed etruschi, intorno al VI Secolo a.C. nasce l’incisione romana. Queste iscrizioni erano delle vere opere d’arte realizzate da artigiani specializzati e abilissimi. Contrariamente a come ci sono state tramandate, sappiamo oggi che tali incisioni erano inequivocabilmente colorate con colori naturali, brillanti e vivaci. Questo ne spiega il solco profondo e accuratamente realizzato.
Il così detto lapidario romano raggiunge la sua forma classica fra la seconda metà del I secolo e il III secolo d.C., durante l’impero di Augusto, Tiberio, Traiano, Adriano e Marco Aurelio. Questo processo di evoluzione del carattere dal greco a romano, quindi, portò a definire in epoca augustea quello che oggi conosciamo come alfabeto romano.
Ottimi esempi fanno ancora bella mostra di sé nel Pantheon, nell’Arco di Tito e soprattutto nella Colonna Traiana, che come vedremo, fu fondamentale per lo sviluppo di questa famiglia di caratteri.
Tutt’oggi, la struttura dei glifi maiuscoli di tutti i font, sia nei caratteri umanistici sia in quelli lineari, ha mantenuto gli stilemi dei tipi lapidari incisi in epoca augustea.
Nascita dei font lapidari moderni
Come detto, tutti i font moderni discendono dai glifi delle incisioni romane ma la scrittura è passata attraverso un evoluzione, dalle lettere carolinge al gotico medievale. Però, prima di queste trasformazioni, con l’espansione dell’impero e successivamente della cultura romana, la lapidaria romana viene codificata per imitazione in una scrittura libraria usata anche nei manoscritti.
Si tratta della capitale quadrata o capitale libraria elegante. In questa scrittura, le forme geometriche sono basate sui canoni classici greci:
- Uniformità dei tratti;
- rigorosa geometria delle forme;
- suddivisione del glifo in metà, quarti e ottavi;
- costruzione attraverso il quadrato, triangolo e cerchio.
In stampa, con l’avvento del metodo a caratteri mobili ma soprattutto, secoli dopo, con la diffusione delle fonderie e dei disegni di caratteri tipografici, i font ispirati alle iscrizioni romane sono stati adattati per l’uso su carta, mantenendo però la loro essenza originale.
Caratteristiche distintive
Vi starete chiedendo: “come fare a riconoscere un Lapidario rispetto un altro carattere simile?”.
Dunque, secondo la classificazione di Aldo Novarese, I Caratteri Lapidari si distinguono per:
- Presenza di grazie triangolari – Si parla quindi di un font serif con grazie che tendenzialmente terminano con una punta di 30° rispetto alla base completamente piatta, non ornata, che forma comunque un angolo acuto con la linea di base;
- Modello classico – Chiamati anche “capitale quadrata”, presentano una rigorosa geometria delle forme;
- Solo maiuscolo – Conosciuti anche come “maiuscola elegante”, sono font che (almeno in origine) sono progettati solo in maiuscolo. Con il tempo sono state sviluppate, per le versioni digitali, anche i glifi in minuscolo.
Uso Moderno dei Font Lapidari
Il primo e il più famoso di questi caratteri è sicuramente il Trajan. Questo font, disegnato da Carol Twombly nel 1989, è tratto dalle iscrizioni della colonna traiana che il senato dedicò all’imperatore Traiano e che Twombly studiò a fondo.
Il Trajan è un carattere che si sviluppa solo in maiuscole e performa al meglio in situazioni simili a quelle antiche, come in grande formato, mentre soffre un po’ in stampa soprattutto a piccole dimensioni.
Tuttavia oggi, il Trajan appare in numerose locandine di film grazie al suo carattere monumentale e solenne. (vedi Titanic o Il signore degli anelli).
Dalla nascita del Trajan, l’utilizzo dei font lapidari si è diffuso soprattutto durante il tardo-neoclassicismo della prima metà del ‘900, ad esempio durante il periodo fascista che li utilizzava a scopo propagandistico e come richiamo ai fasti della Roma antica.
Con l’arrivo di nuove tecniche di stampa e dell’era digitale, i font lapidari sono diventati molto diffusi e sfruttati per trasmettere epicità, storicità, monumentalità.
I font lapidari continuano a essere ampiamente utilizzati in situazioni formali e ufficiali. La loro leggibilità e autorità visiva li rendono ideali per documenti governativi, titoli di giornali e segnaletica pubblica. La loro capacità di comunicare messaggi importanti con chiarezza e impatto li rende una scelta preferita in molte applicazioni, soprattutto quella ludica e cinematografica.
Altri esempi dei più diffusi font lapidari
- Trajian Pro – Come detto il Trajan è il più famoso, oggi disponibile nella sua versione digitale Trajan Pro;
- Albertus – Disegnato da Berthold Wolpe nel 1940, è un font lapidario che richiama le incisioni su pietra. Le sue forme sono robuste e ben definite. Oggi disponibile in digitale come Albertus Pro;
- Agustea – Poi c’è il più morbido Font Augustea da alcuni considerato più un carattere Romano e non Lapidario puro;
- Karin – Font contemporaneo con influenze esotiche ma che è classificabile come font lapidario;
- Praetoria – Altro font moderno ispirato alle lettere greche, romane e medievali.