Pillole di font: I romani transizionali

baskerville sample

Nei precedenti articoli abbiamo parlato di alcuni caratteri graziati più diffusi, i cosiddetti caratteri romani: lapidari, romani moderni (anche detti font bodoniani) e romani antichi (o Veneziani). In questo articolo, completiamo la serie dedicata a font romani parlando di font transizionali. Scopriremo la loro origine ma soprattutto, impareremo a riconoscerli e utilizzarli.

Origini del carattere transizionale

I font transizionali, noti anche come “transitional” in inglese, rappresentano un’evoluzione estetica significativa rispetto ai font romani antichi (Per tale ragione consiglio di leggere l’articolo sui font veneziani prima di proseguire). Questi font sono basati sui caratteri tipografici vengono disegnati a partire dal XVIII secolo, in un periodo di grande cambiamento e innovazione nella stampa e nella tipografia. Vengono chiamati così proprio perché sono collocabili storicamente ed esteticamente tra i font Veneziani del Rinascimento e i font moderni del periodo neoclassico.

Scheda dei glifi del font Caslon. Disegnato a partire dai caratteri di William Caslon.

I transizionali sono caratteri che vogliono staccarsi dalla tradizione italiana rinascimentale con glifi che, grazie anche all’evoluzione tecnica e tecnologia, hanno grazie regolari e forme più geometriche. Questo distacco avviene, da un lato per via dell’influenza dell’illuminismo, dall’altro come conseguenza della nascita di una cultura tipografica inglese autonoma e nuova rispetto a quella del continente.

Nascita della tradizione tipografica inglese

Per diversi secoli l’editoria inglese era rimasta dipendente da quella estera (In particolare a quella olandese), sia dal punto di vista culturale che tecnico. Solo nel 1579 un inglese, Benjamin Sympson, si dedicò interamente ai caratteri di stampa, emancipando la tipografia inglese. Tuttavia, è nel Settecento, durante la massima espansione imperiale britannica, che la tipografia inglese riesce a distinguersi grazie anche alla definizione di un nuovo stile nella progettazione del font.

Il primi caratteri transizionali, infatti, risalgono ai primi decenni del ‘700, quando il tipografo inglese William Caslon cominciò a disegnare alcuni dei suoi caratteri tipografici, dai quali nascerà il font Caslon che conosciamo oggi. Benché suoi caratteri fossero in un certo senso conservativi della tradizione veneziana rispetto ai successivi, essi cominciavano a mostrare caratteristiche tipiche dei font transizionali come le grazie più sottili e geometriche e un contrasto più marcato tra le aste orizzontali e verticali. Tali caratteri raggiungono poi la loro definizione con John Baskerville ed altri tipografi inglesi.

I caratteri di Caslon

Nato il 13 aprile 1693 da Mary e George Caslon, William Caslon iniziò a lavorare, dal 1706 fino al 1716, presso Edward Cookes, un loriner (produttore e venditore di parti metalliche per cavalli). Successivamente, avviò un’attività come incisore in Vine Street e nel 1717, viene ammesso alla freedom of the City of London, grazie ad un apprendistato presso la Company of Loriners.

La svolta avvenne nel 1719, quando fu invitato dalla Società per la Propagazione della Cultura Cristiana a creare un carattere arabo per un Nuovo Testamento destinato ai missionari in Medio Oriente. Questo incarico lo portò a lavorare per la stamperia reale. L’accuratezza del suo lavoro attirò l’attenzione di importanti stampatori londinesi, che gli anticiparono denaro per intagliare punzoni in acciaio per la stampa, prima per le lingue straniere e poi, con lo sviluppo della sua reputazione, per l’alfabeto latino. Da li comincio una fiorente produzione di caratteri tipografici.

Diversi caratteri di Caslon.

Nel 1725, Caslon aprì una sua fonderia in Old Street ed è proprio in quegli anni che disegna quei font romani destinati a cambiare la storia dell’editoria e ad influenzare incisori e designer nei decenni successivi. I caratteri di Caslon furono distribuiti in tutto l’Impero britannico, compreso il Nord America, dove furono utilizzati per la stampa della Dichiarazione di indipendenza degli Stati Uniti . L’uso dei suoi caratteri ebbe un’importanza anche anni dopo, tra il 1840 e il 1880 come parte del movimento britannico Arts and Crafts che ambiva a ridefinire l’identità artigianale inglese.

Il canone inglese e la rivoluzione di Baskerville

Grazie a Caslon in tutta l’Inghilterra nacque un vero e proprio canone inglese che vide disegnatori come Cottrell di Oxford, Watson di Edimburgo, Moore di Bristol e naturalmente John Baskerville di Birmingham, il più elegante disegnatore di caratteri della sua epoca, autore di opere imprescindibili, come il Virgilio del 1757.

Prima edizione di Virgilio, 1757, stampato da Baskerville

John Baskerville, nato il 28 gennaio 1706 a Wolverley, nel Worcestershire, è stato un imprenditore britannico noto per la sua attività di tipografo e creatore di caratteri da stampa. Dopo aver lavorato come maestro di scrittura e incisore di lastre tombali, Baskerville fece fortuna con la produzione di oggetti laccati in stile orientale (japanning).

Nel 1757, pubblicò una notevole edizione del “Virgilio” su carta velina, utilizzando i propri caratteri tipografici, che gli valse la nomina a stampatore dell’Università di Cambridge l’anno successivo. Baskerville non si limitò a disegnare caratteri tipografici ma contribuì fortemente ad innovare la tipografia e l’editoria occidentale. Alcuni esempi sono l’introduzione di margini ampi e spaziatura tra le linee o la collaborazione con il cartaio James Whatman per creare una carta più liscia e bianca, che migliorava la nitidezza della stampa. Nonostante le critiche dei concorrenti, i suoi caratteri furono ammirati da Benjamin Franklin. Baskerville morì l’8 gennaio 1775 a Birmingham, lasciando un’eredità duratura nel mondo della tipografia e aprendo la strada per i caratteri romani moderni.

Caratteristiche distintive

I Transizionali, così chiamati perché si collocano stilisticamente tra i caratteri Romani antichi e quelli moderni, si distinguono dai font romani antichi per le loro forme più geometriche, il maggiore contrasto tra le aste verticali e orizzontali, le grazie più piatte e l’allineamento tendenzialmente più verticale degli occhielli delle lettere.

I caratteri tipografici Transizionali sono stati influenzati dall’Illuminismo, che promuoveva un ordine rigoroso. Questo movimento ha cercato di distanziarsi dalla scrittura manuale, conferendo maggiore precisione ai segni grafici.

Schematizzando, possiamo riassumere che i font romani transizionali si distinguono dagli altri font romani antichi per alcune caratteristiche chiave:

  • Contrasto medio: Una delle differenze più importanti rispetto ai romani antichi è un certo contrasto tra tra le aste orizzontali e verticali, minore rispetto ai graziati più moderni ma comunque evidente.
  • Grazie più geometriche: Le grazie sono decisamente piatte e più geometriche o comunque rette e regolari, conferendo al carattere un aspetto più deciso.
  • Spessore curve: Le curve di occhi e occhielli hanno generalmente spessori più contrastati rispetto ai romani antichi, più spessi verticalmente e più sottili sulle curve orizzontali.

Uso moderno dei romani transizionali

A partire dalla seconda metà del XVII, in una società che da li a poco sarebbe cambiata grazie alla rivoluzione industriale e che si affacciava all’illuminismo, i tipografi e successivamente designer europei iniziarono a sperimentare nuove forme e stili che transitarono la tipografia nell’epoca moderna che si realizzò definitamente con font bodoniani.

Georgia. Progettato da Matthew Carter per Microsoft, 1993.

L’utilizzo principale è sicuramente quello della stampa, con largo impiego nei quotidiani. Alcuni di essi vennero creati appositamente per le testate giornalistiche (Come ad esempio il Times), fino alla prima metà del ‘900. Se ne fa un uso diffuso anche nell’editoria e nella stampa di libri. I font transizionali danno il meglio a dimensioni maggiori, sono ideali per dare eleganza a titoli, testate ed headline

Oggi questo tipo di caratteri viene utilizzato anche nel settore della comunicazione. Ad esempio per creare delle identità visive con un forte richiamo al periodo pre-industriale ma con un approccio moderno.

Altri esempi dei più diffusi font romani transizionali

Oltre ai famosissimi Baskerville, ci sono numerosi altri font romani transizionali che sono diventati popolari nel corso degli anni. Tra questi possiamo trovare:

  • Cheltenham– Creato dall’architetto Bertram Goodhue nel 1896 per la Cheltenham Press.
  • Georgia – Progettato da Matthew Carter per Microsoft, 1993.
  • Adobe Caslon – è un font basato sui caratteri tipografici di William Caslon.
  • Magister – disegnato da Aldo Novarese nel 1966.
  • Times new Roman – disegnato da Stanley Morison del 1932, per il Times.

Autore dell'articolo: Roberto Maiolino

Formazione professionale da graphic designer, lavoro nel settore nel marketing tradizionale e digitale. Una figura unica per la grafica, la comunicazione e l’advertising. Da anni lavoro per le aziende sul territorio nazionale e per le agenzie di comunicazione del Trentino-Alto Adige. www.robertomaiolino.it

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