I nomi dei font nascondono importanti informazioni preziose. Se si lavora nell’ambito tipografico, grafico o nel design, comprendere le diverse denominazioni può facilitare la scelta della versione di un carattere e guidare l’acquisto della licenza corretta.
In questo articolo, esploreremo i significati dietro i nomi dei caratteri, rivelando come questi dettagli possano essere determinati per l’estetica e la funzionalità del testo.
Indice rapido
Versioni, varianti e formati
Prima di tutto, per comprendere al meglio questo articolo è utile conoscere la classificazione e l’anatomia dei font (per approfondire clicca qui).
Dopodiché, possiamo dire che ogni carattere tipografico ha un nome proprio, come ad esempio “Bodoni“, “Helvetica” o “Roboto“. Tali nomi vengo assegnati, generalmente, dal designer o dalla fonderia che li rende disponibili. Con l’avvento dei computer molti font storici sono stati digitalizzati e al disegno originale sono state aggiunte nuove varianti o realizzate nuove versioni.
Per questo motivo, vicino al nome proprio del carattere spesso troviamo uno o più suffissi, come ad esempio: “Helvetica Pro Rounded bold“. Tali suffissi possono fare riferimento a diverse caratteristiche diverse del font. I generale possiamo individuare tre tipi di caratteristiche che possono essere indicate:
- Versione – Si tratta di font che rappresentano una versione di un carattere tipografico. Si può trattare di una versione aggiornata, digitalizzata o ottimizzata per un utilizzo specifico;
- Variante – All’interno di ogni versione esistono diverse varianti disegnate per rispondere specifiche esigenze di stile, utilizzo o leggibilità. L’insieme delle varianti e dei pesi costituisce una font family;
- Formati – I font sono sostanzialmente dei software, dei file, e come tali posso avere caratteristiche e opzioni diverse in base al formato file, in maniera analoga a come accade per le immagini.
Dopo questa panoramica andiamo a vedere nello specifico tutta nomenclatura dei font e il significato.
Le versioni
A volte possiamo trovare dei suffissi che possono indicare versioni nuove, ristrutturate o completamente ridisegnate del carattere originale. Tali versioni posso riportare il nome del designer o della fonderia che li ha progettati. In altri casi possiamo trovare sigle che indicano il tipo diversione, andiamo a vedere insieme alcune convenzioni.
Versioni rieditate: Sigla dell’azienda
Sigle come Adobe o MS (Microsoft) fanno riferimento, all’azienda o alla fonderia che li ha progettati o che li concede in licenza. Un esempio sono le versioni ITC, ovvero nuove versioni di font realizzati o distribuiti dalla International Typeface Corporation.
Queste versioni mirano ad ottimizzare il font per particolari utilizzi o ad adattarli a contesti editoriali specifici.
Versioni aggiornate: Classic, now, new e neue
Alcune versioni ci indicano se è stato fatto un aggiornamento del carattere originale. Ad esempio, quando troviamo Classic dopo il nome del font, puoi indicare che tale font fa riferimento al disegno originale del carattere tipografico. un esempio è il Bodoni Classic che è una ricostruzione digitale del 1994, del disegno originale di Gianbattista Bodoni del 1798.
Inversamente, versioni come Neue, New e now sono dei restyling o addirittura nuovi font ispirati all’originale. Un esempio molto evidente è l’Helvetica che è stato più volte rivisto e pubblicato in diverse versioni.
Helvetica Neue è una rivisitazione del design originale di Arthur Ritzel del 1957, effettuata per ottimizzarne la struttura, i pesi e le larghezze. La nuova versione fu rilasciata nel 1983 dalla D. Stempel AG, la società figlia di Linotype. L’anno successivo, Steve Jobs decide di introdurlo tra i caratteri presenti all’interno del primo Macintosh, determinando la diffusione della versione digitale del carattere.
Helvetica Now, invece, è stato realizzato per rendere il carattere adatto ad un utilizzo contemporaneo e per estendere la famiglia ad un vasto numero di varianti. Fu nel 2019 che Monotype Studio commissionò un restyling del font. Helvetica Now oggi è disponibile in 3 versioni: Micro per gli schermi piccoli, Text per il testo normale e Display per i formati più grandi. Ogni versione dispone di pesi che vanno dalla linea sottile al nero extra, per un totale di 48 varianti.
Versioni professionali: Pro, OT e OPT
Il suffisso Pro o OT indica che un font supporta pienamente le funzionalità OpenType. Questo standard consente di attivare opzioni molto avanzate come legature tra le lettere, glifi extra per ambiti specifici o lingue con alfabeti non latini.
Un singolo font OpenType può contenere fino a 65.000 glifi, offrendo una versatilità senza precedenti per designer e tipografi che vogliono mantenere un sistema editoriale coerente e coordinato senza ricorrere a font integrativi.
Versioni ottimizzate: Display, Caption e screen
Le versioni di font che riportano la dicitura Display e Caption sono specificamente progettati per essere utilizzati in modo specifico.
Display è ideale per titoli e titolazioni: in queste versioni, rispetto all’originale le aste sono più leggere e la crenatura è ottimizzata per rendere il carattere perfetto per dimensioni grandi, dove il dettaglio e la leggibilità devono essere massimi. Questo tipo di carattere è spesso usato nelle copertine dei libri, nei manifesti e nei loghi, dove l’impatto visivo è fondamentale.
Al contrario, Caption è progettato per testi di piccole dimensioni, come didascalie o note a piè di pagina. Ha aste più spesse e una maggiore spaziatura tra i glifi, assicurando ottima leggibilità anche a dimensioni ridotte.
Un altra versione simile è quella che riporta la dicitura Sceen (a volte screen smart o SS). Questa versione è ottimizzate per la visualizzazione su schermi. Si tratta di versioni moderne del font realizzate per lo specifico uso nel digitale.
Versioni maiuscole: Caps e Small Caps
Alcune versioni sono progettare per utilizzare in maniera ottimale i glifi maiuscoli.
I font con la dicitura Caps, ad esempio, forniscono solo lettere maiuscole ma con proporzioni e dettagli studiati per l’equilibrio estetico.
Le versioni Small Caps (SC), invece, hanno le maiuscole ridimensionate all’altezza della minuscola, mantenendo però la struttura tipica delle maiuscole. Queste sono particolarmente utili nei testi dove si desidera enfatizzare il testo senza rompere il flusso tipografico o nei titoli e titoletti di libri o siti web.
Versioni di classe: Serif, Sans, Slab e Rounded
In base alle varie classificazione dei font ogni carattere appartiene ad una classe o categoria di caratteri. Tutte le classificazioni però, prevedono questi due grandi gruppi:
- Con grazie o Serif
- senza grazie, Sans-serif o semplicemente sans
Alcune versioni di font possono rappresentare un modifica del carattere che colloca tale versione in una classe diversa da quella del font originale. Quindi quando troviamo i suffissi Serif e Sans può trattarsi sia del nome proprio del font (esempio Comic Sans) sia di una versione del font diversa dall’originale (Come nel caso del Bodoni Sans che è una versione sans-serif del Bodoni).
Poi ci sono i Rounded e gli Slab Serif,
Quest’ultimi sono delle particolari versioni di un font le cui grazie si presentano spesse e robuste. Anche in questo caso possono essere dei font concepiti come Slab o delle versioni diverse dal font originali, come nel caso del Roboto Slab (Versione slab serif del Roboto)
Infine, i Rounded, sono font o versioni di font senza grazia con le estremità arrotondate, come ad esempio l’Helvetica Pro Rounded bold distribuito da MyFonts (versione Rounded dell’Helvetica)
Versioni ornamentali: Ornaments o Symbol
Gli Ornaments o Symbol, sono versioni speciali che comprendono una raccolta di glifi non alfabetici usati per arricchire i documenti, come bordi, punti elenco o iniziali ornate. come ad esempio l’ ITC Bodoni Ornaments Std Pi Fonts
Versioni stilistiche: Alternates e Swash Capitals
Molti font, specialmente quelli script o calligrafici, offrono versioni decorative come Alternates, Swash Capitals. Questi contengono glifi pensati per aggiungere storicità o un tocco artistico alla composizione grafica. Forniscono opzioni per iniziare o terminare le parole in modo elegante. I caratteri Swash Capitals in particolare, sono arricchiti con estensioni decorative.
Varianti
Come detto, ogni versione di un font può contenere al suo interno una o più varianti. I nomi di queste varianti ci indicano lo spessore, la proporzione o l’inclinazione dei glifi rispetto al disegno base.
La variante Regular è considerata il disegno base, solitamente è il disegno originale con il quale è stato concepito il carattere. Esso viene comunemente utilizzato per la maggior parte dei testi, è in buona sostanza la variante standard, di default.
Partendo da questa, possiamo avere a disposizione diverse varianti aggiuntive che vanno a comporre la nostra font family. Oggi, con l’introduzione del già citato OpenType, è diventato possibile sviluppare superfamiglie che forniscono fino a 40 varianti diverse, un controllo preciso sull’espressività tipografica mai vista prima.
Differenze di tra i termini Book, Regular, Normal o standard
Mentre Regular, standard e Normal sono sinonimi, dove Regular è il termine più storico e standard e Normal quelli che troviamo in font più moderni, Book è una variante storicamente sviluppata per la stampa di libri.
Nei testi destinati alla lettura prolungata, come romanzi o saggi, il peso Book è stato progettato per garantire una leggibilità ottimale, con aste leggermente più leggere rispetto al Regular. Questa distinzione risale all’era della stampa a caratteri mobili, dove ogni dettaglio del tipo di carattere doveva bilanciare perfettamente leggibilità e economia di spazio.
Varianti di Postura: Italic, Oblique, Backslanted
Italic e Oblique sono varianti di postura che indicano l’inclinazione a destra del carattere rispetto alla linea di base. La differenza principale tra i due risiede nella loro origine e progettazione.
Metre l’Italic, storicamente, è una versione calligrafica progettata con glifi unici, diversi dai corrispondenti Regular. Ad esempio, la lettera “a” in un Italic vero e proprio può avere una forma completamente diversa. Questa tradizione risale al Rinascimento italiano, quando i tipografi creavano caratteri che imitavano la scrittura a mano.
Oblique, al contrario, è una versione inclinata del Regular, ottenuta tramite una inclinazione del carattere senza modifiche ai glifi. Attenzione però, inclinare tramite un software un font non fa di esso una variante oblique, al contrario rischia di deturpare il disegno originale. Questo perché le varianti oblique sono progettare per mantenere proporzione e leggibilità nonostante l’inclinazione.
I font Backslanted, infine sono varianti inclinati a sinistra, anche se rari sono spesso usati per creare effetti particolari o stilizzati nei design.
Varianti di Peso: Thin, Bold, medium ed extra vari
Quando ci troviamo di fronte ai suffissi Thin, Light, Regular o Bold stiamo leggendo il peso del carattere, ovvero, il rapporto tra lo spessore delle aste e l’altezza del carattere. Questa caratteristica influenza la leggibilità e l’impatto visivo di un testo.
Oggi una font family basica prevede generalmente almeno due varianti di peso, come il Bold o il Light. Essi rappresentano rispettivamente i pesi con le aste più spesse o più sottili rispetto al Regular. Il bold è generalmente utilizzato per mettere in evidenza una o più parole all’interno di un testo – come adesso -.
Nel tempo si sono aggiunte varianti intermedie al bold come il Medium o varianti extra sottili o extra spesse, come il Thin (più sottile del light) e l’extrabold (più spesso del bold).
Varianti di Proporzione: Extended, Condensed, wide e norrow
Le varianti come Extended e Condensed riguardano la larghezza orizzontale dei caratteri rispetto a quella del regular. Non si tratta della spaziatura e neanche dello spessore delle aste, si tratta invece della larghezza di ogni singolo glifo e delle sue aste orizzontali rispetto all’altezza.
A parità di altezza, i caratteri Extended, expanded o Wide sono progettati per essere più larghi, rendendoli ideali per riempire spazi più ampi senza compromettere la leggibilità.
Al contrario, i caratteri Condensed, compressed o Narrow sono più stretti, ottimizzati per contenere più testo in spazi limitati, come titoli di giornale o poster con molto testo.
Attenzione, anche in questo caso, queste varianti non sono semplicemente frutto di compressioni o espansioni digitali, ma sono attentamente progettate dai type designer, che correggono manualmente spessori e angoli per mantenere l’equilibrio e l’armonia visiva.
Varianti di spaziatura: Mono e monospace
I font Mono, o monospace, hanno la particolarità di avere una spaziatura fissa per ogni glifo. Di solito i glifi occupano uno spazio che varia da lettera a lettere, tale spazio deriva dai punzoni ma sui font digitali è pensato per ottenere una leggibilità ottimale nella maggior parte degli usi.
Nelle versioni monospace, invece, ogni glifo occupa lo stesso spazio orizzontale (quindi ad esempio la ” I ” occupa lo stesso spazio della “W”), rendendo questi caratteri ideali in alcuni contesti come la programmazione o il layout di tabulazioni, dove l’allineamento uniforme è cruciale.
Questo tipo di carattere è nato con le prime macchine da scrivere e ha mantenuto la sua popolarità nell’ambito della codifica.
Formati
Per terminare l’articolo, parliamo dei Formati del file. Quando si ha a che fare con un font quindi un carattere tipografico digitale, ci si trova spesso di fronte a diversi formati file disponibili. Oltre all’estensione del file (esempio .ttf . otf), a volte, viene riportata una sigla dopo il mode del carattere per distinguere la tecnologia utilizzata da quello specifico file.
Formati TrueType Font: TTF
I font TrueType sono stati sviluppati da Apple e Microsoft e rappresentano il formato base dei font. Sebbene siano compatibili con la maggior parte dei dispositivi, hanno alcune limitazioni rispetto agli OpenType. Se nel tuo set di font non c’è un file .otf, il .ttf è una buona alternativa.
Formati OpenType Font: OTF o PRO
Un OpenType Font, come anticipato, è il formato ideale! Se trovi un file con la sigla OTF o PRO, come già detto nel capitolo sulle versioni, sei di fronte ad un carattere digitale con funzionalità OpenType, un’evoluzione del formato TrueType (.ttf) e offre una maggiore varietà di opzioni decorative e sostituzioni di caratteri con più di 40 varianti e glifi che posso arrivare a 65.000.
Formati Embedded Open Type Font: EOT
I font Embedded Open Type sono stati creati da Microsoft per l’uso si open type sul web sul web e sono supportati solo da Internet Explorer.
Formati Web Open Font Format Font: WOFF o WOFF2
Anche i file WOFF e WOFF2 sono destinati al web e non sono utili per software di grafica. Questi formati sono versioni compresse dei font OpenType e TrueType, pensate per funzionare su tutti i browser.
Formati Vettoriale: SVG
I Font SVG inclusi nei pacchetti di font scaricabili sono versioni vettoriali del font, modificabili pensati soprattutto per animazioni il web o elaborazioni con software di grafica vettoriale come Adobe Illustrator.
Conclusione
Attraverso questa guida abbiamo compreso la differenza tra le varie varianti, versioni e formati di un font. La quantità di varianti, la versione e l’uso che se ne farà del carattere può incidere sensibilmente sul prezzo della licenze, per questo motivo il mio consiglio è quello di leggere questo articolo per comprendere meglio come funzionano le licenze dei font e come acquistarli.
Grazie della lettura, spero sia stata interessante e utile.
1 commento su “Decifrare i Nomi dei Font: Guida Completa a Pesi, Stili e Varianti Tipografiche”
Licenze Font e caratteri: Facciamo chiarezza - BloGrafik
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