UCD: Mettere l’utente al centro

Questo articolo è un ragionamento che propongo sul mondo del product design digitale che tenta di porre all’attenzione 4 spunti di riflessione:

1. La UXD è uno stato mentale

La user experience design non è solo un attività progettuale o una approccio al progetto, è un vero stato mentale. Il mindset è fondamentale: Non si progetta per se stessi ma per l’utente finale. In generale nel design (inteso come attività progettuale di ogni tipo) non si fa quello che ci piace ma quello che serve (e spesso quello che serve agli altri non piace a noi). Il designer risolve problemi e lo UX designer (O il team di UX specialist) risolve i problemi prima di tutto dell’utente. Questo vuol dire prima di ogni altro tipo di attività studio del problema e analisi dei dati, l’aspetto visivo è solo la punta dell’iceberg alla cui cima spesso si trova un user interface designer (se parliamo di prodotti digitali).

Quindi, quando utilizziamo un app, un sito internet che funziona, quando riusciamo a trovare le funzioni che ci servono o le informazioni utili in maniera “naturale”, molto probabilmente dietro a quell’app o website non c’è “uno pratico di computer grafica” che sa usare Figma ma un designer di prodotto (più spesso un team) che ha tatuato a fuoco il modello User Centred design.

2. User centred design e UX Research

L’UCDP (User centred design process) è un processo di progettazione iterativo. Un loop orientato alla risoluzione di problemi multi-livello che richiede ai progettisti di analizzare e ipotizzare come l’utente userà il prodotto finale e successivamente di verificare e validare i loro assunti osservando il comportamento dell’utente nel mondo reale (verifiche di usabilità).

User centred design process

“Tu non sei il tuo utente”

Questa filosofia è alla base del Product design moderno ed in particolare della UX design.

3. Perché non si investe in UX Research?

  • 1. Troppo spesso si confonde UX con UI.
  • 2. committenti, project manager, product owner sono convinti di sapere già cosa gli utenti vogliono, come pensano, cosa fanno.

Questo secondo punto è una diretta conseguenza di un bias cognitivo molto diffuso, il false consensus effect.

Ognuno di noi tende a proiettare la propria visione del mondo sulle altre persone, convinto che la maggioranza degli altri la pensi come noi.

Wikipedia


Il false consensus effect è fortemente legato al confirmation bias, ovvero la tendenza a prestare più attenzione alle informazioni che confermano le nostre ipotesi, ed ad ignorare quelle che ci contraddicono.

4. Delivery del prodotto digitale

La verità è che nella maggior parte dei contesti lavorativi (non tutti) si pensa a consegnare un prodotto al cliente pronto e finito ed incassare il bottino. Tuttavia, oggi è molto difficile che un prodotto digitale sia messo online già completo in tutte le sue funzionalità, per questo si procede a delivery in più step che partono da un MVP (Minum Viable product) fino al rilascio di funzionalità sempre maggiori.

Ma fare questo vuol dire anche lavorare in maniera oggettiva, analitica e tenendo in mente l’UCDP. Ad ogni delivery bisogna verificare che le funzionalità rilasciate soddisfino realmente i bisogni individuati ed eventualmente correggere “il tiro” prima di procedere con il rilascio delle funzionalità successivo.

Autore dell'articolo: Roberto Maiolino

Formazione professionale da graphic designer, lavoro nel settore nel marketing tradizionale e digitale. Una figura unica per la grafica, la comunicazione e l’advertising. Da anni lavoro per le aziende sul territorio nazionale e per le agenzie di comunicazione del Trentino-Alto Adige. www.robertomaiolino.it

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