Molti lo conoscono come artista, altri come influente scrittore, alcuni come designer o progettista grafico e nessuna di queste definizioni è sbagliata ma tutte insieme sono riduttive. Stiamo parlando di Bruno Munari “il perfettissimo” uno degli intellettuali, artisti, designer e scrittori più influenti del ‘900. La sua attività copre un arco temporale lunghissimo dalla fine degli anni ’30 alla fine degli anni ’90 ma la sua influenza la troviamo nel mondo che ci circonda ancora oggi.
“Quando qualcuno dice: questo lo so fare anch’io, vuol dire che lo sa rifare altrimenti lo avrebbe già fatto prima”.
Bruno Munari
Indice rapido
Il grafico
Munari è considerato uno dei padri del graphic design italiano, collabora con lo “Studio Boggeri” la più importante fucina di progetti grafici che hanno contribuito allo sviluppo della grafica in Italia e influenzato il graphic design internazionale.
In quel contesto collaborò o prese parte a movimenti con i più grandi nomi di quel periodo tra cui: Walter Ballmer, Aldo Calabresi, Erberto Carboni; Fortunato Depero, Fritz Fricher, Franco Grignani, Max Huber, Giancarlo Iliprandi, Lora Lamm; Armando Milani, Bruno Monguzzi, Theresa Moli, Bob Noorda; Riccardo Ricas, Roberto Sambonet, Albe Steiner, Carlo Vivarelli e tanti altri.
Per comprendere l’impatto che l’opera di progettazione di Munari ha avuto sull’immagine della cultura in Italia, possiamo vedere il lavoro fatto in collaborazione con Bob Noorda, Pino Tovaglia e Roberto Sambonet del 1974 per la progettazione del marchio e l’immagine coordinata della Regione Lombardia.
Oppure, ancora più significativo il suo lavoro per Einaudi fatto insieme a Max Huber, in cui definì tra il 1962 e il 1972 la grafica delle collane: “Piccola Biblioteca” , “Nuova Universale” , “Collezione di poesia” , “Nuovo Politecnico“, “Paperbacks“. Definendo una vera e propria corporate identity.
La sua incredibile creatività è forse legata alla sua storia e a quella degli eventi italiani tra la prima e la seconda guerra mondiale che hanno dato vita a movimenti artistici e intellettuali che lo hanno influenzato e contribuito alla sua crescita artistica e professionale.
Il “Bum”
Munari nasce in una giovanissima Italia del 1907, a Milano durante una grave crisi economica; Mentre Cesare Mazzocchi costruisce per la famiglia Barelli l’edificio commerciale in stile liberty e nello stesso periodo, con l’enciclica “Pascendi dominici gregis”, Pio X condanna il modernismo. Bruno Munari passò l’infanzia e l’adolescenza a Badia Polesine, dove i suoi genitori gestivano un albergo. Nel 1925 tornò a Milano e grazie all’aiuto dello zio ingegnere, comincia a lavorare negli studi di grafica.
Eravamo allora il gruppo futurista lombardo, aeropittura, aeroscultura, radiopittura, plastici polimaterici, macchine inutili, mandavamo a tutte le esposizioni in Italia in Francia in tutto il mondo.
“BRUNO MUNARI, FUTURISMO E OLTRE …. – Avvenimenti e scritti 1926-1940” https://www.munart.org/
Risalgono al 1926 le sue prime opere pubblicate, firmate con lo pseudonimo “bum“. Nel 1927 entrò in contatto con Marinetti e il movimento Futurista, istaurando un rapporto con il movimento. Lo stesso anno debuttò nella “Mostra di trentaquattro pittori futuristi“, alla Galleria Pesaro, in quella occasione fu esposta la sua prima opera documentata: Costruire, un dipinto raffigurante scene di vita urbana.
Munari” di Marco Meneguzzo, pag. 33, Editore Laterza, 1993, Bari.
Munari partecipa, dunque, da giovane al futurismo, che però interpreta con un certo umorismo che lo porterà nel tempo anche a prendere le distanze dal movimento. Appartengono a questo periodo, quando Munari matura una propria interpretazione del Futurismo, opere come la “macchina aerea” (1930), primo mobile nella storia dell’arte, e le “macchine inutili” (1933), idea scaturita a durante un viaggio a Parigi grazie all’incontro incontro con Louis Aragon e André Breton. Lo stesso anno allestisce la sua prima personale alla Galleria delle Tre Arti, a Milano e l’anno seguente firma con Manzoni, Ricas, Furlan e Regina il “Manifesto tecnico dell’aeroplastica futurista”.
Il “Perfettissimo”
Nell’ambito della grafica pubblicitaria, nei primi anni ’30 comincia una collaborazione con con Ricas (Riccardo Castagneri) con il quale lancia il marchio “R+M” per la produzione di grafica pubblicitaria fino al 1938. In questi anni, in cui si vede la nascita del “moderno artista” che diventa consulente aziendale, Bruno Munari guadagna l’appellativo di “Perfettissimo“.
Dal ’39 si vede un interesse crescente per il mondo dell’editoria. Da quella data, infatti, fino alla prima metà degli anni ’40 lavora come grafico per Mondadori, come art-director della rivista “Tempo” e come autore di una serie di libri per bambini. L’idea di questi libri nasce dalla voglia di scrivere dei libri per il figlio Alberto e dall’interesse di Munari per la pedagogia, nel tempo però diventerà una delle attività più caratterizzanti della sua carriera e i libri verranno tradotti e distribuiti in tutto il mondo.
“Nel 1945, mio figlio aveva 5 anni e io volevo comprargli qualche libro. Ma non trovavo niente che, secondo me, fosse giusto per un bambino di 5 anni. Perché [..] gli editori stampano libri per bambini pensando che non sono i bambini a comprarli, ma gli adulti. [..] Li facevo vedere a mio figlio, il quale era il mio verificatore, perché [..] Non volevo fare un libro falso.”
Giorgio Maffei, Munari. I libri, Milano, SylvestreBonnard, 2002, p. 66
Un concreto astrattista
Dopo qualche esperienza astrattista fatta con alcuni dipinti, nell’immediato dopoguerra, il suo contributo al mondo dell’arte non si interrompe. Nel 1947 comincia a costruire in serie le sue “macchine inutili” e si avvicina al movimento artistico della “Arte concreta” partecipando alla mostra “Arte astratta e concreta” del 1947 – organizzata nel capoluogo lombardo da Lanfranco Bombelli Tiravanti, Max Bill e Max Huber. L’anno successivo fonda, insieme a Gillo Dorfles, Gianni Monnet e Atanasio Soldati, il “Movimento Arte Concreta” (MAC).
“Arte concreta è quindi quella che fa vedere la natura interiore dell’uomo o della donna, il pensiero umano, la sensibilità, l’estetica, il senso dell’equilibrio e tutto ciò che fa parte della natura interiore, altrettanto natura di quella esteriore.”
Bruno Munari, “Astratto e concreto”, lettera in Catalogo della mostra Arte concreta, 1983.
L’astrattismo concreto propone dunque forme autonome, che non sono figure della realtà, ma realtà autonome esse stesse, realtà concrete. Contestualmente approfondisce gli studi dell’arte applicata al design e con la firma “Movimento del macchinismo” produce oggetti come giocattoli in gommapiuma, portaceneri cubici, lampade di maglia. L’interesse per il design continua a crescere diventando una delle sue principali attività che affronta in maniera innovativa ed estremamente creativa. Le sue opere influenzano il design in tutto il mondo e contribuiscono a valorizzare il design italiano nel mondo.
La sua influenza la si può intuire anche attraverso le opere che realizza per importanti mostre come le fontane per la Biennale di Venezia e altre ancora fino a quella di Tokio del 1965. I due Compassi d’oro (1954 e 1955) del resto, testimoniano la novità del design dei suoi prodotti. Nel 1957 iniziò la collaborazione con la ditta Danese per cui creerà famiglie di oggetti famosi in tutto il mondotra cui il Portacenere cubico e le sue famose lampade.
Un viaggiatore
Dalla seconda metà degli anni ’50 intraprende diversi viaggi all’estero ed in particolare in Giappone, già fonte di ispirazione per i primi modernisti, condivide con loro delle affinità culturali trovandovi precisi riscontri nel suo interesse per la natura, la simmetria e il design delle abitazioni.
Contestualmente, nel 1962 organizza la famosa “mostra di arte programmata”, mostra d’arte organizzata per conto di Olivetti da Bruno Munari e Giorgio Soavi, con un catalogo curato da Umberto Eco. La mostra si tenne presso il negozio Olivetti di Milano con l’intenzione di essere ripresentata negli altri negozi del gruppo in Italia, a Venezia e Roma. Tuttavia, grazie al successo delle prime esposizioni, furono organizzate altre tappe presso diverse istituzioni e gallerie nel resto d’Europa e infine negli Stati Uniti con la collaborazione dello Smithsonian. Le opere esposte sono concepite in modo da essere trasformate dai rumori provenienti dall’ambiente circostante e dall’interazione fra il visitatore e l’opera stessa.
Il pedagologo
Nel primi anni ’70 progetta per la ditta Robots “l’Abitacolo”, una struttura abitabile e trasformabile per bambini che vincerà nel 1979 il Compasso d’oro. Si tratta solo del primo di una serie di oggetti ideati e prodotti ancora oggi e dedicati ai bambini insieme ai libri pensati per bambini e insegnanti. Nel 1974 si guadagna il primo Premio Andersen per il miglior autore per l’infanzia e nel 1977, a coronamento del dell’interesse costante verso il mondo dell’infanzia, creò i “Laboratori per l’infanzia” il primo laboratorio per bambini in un museo, presso la Pinacoteca di Brera a Milano.
Il maestro
Maestro per i maestri di arte e design, la sua attività “leonardesca” interessa l’arte visiva e non, il design grafico e industriale, la didattica e la pedagogia. Di fondamentale importanza anche la scrittura e la pubblicazione di libri di saggistica che sono ancora oggi utilizzati nelle accademie e università italiane e non. Tra la vasta bibliografia consiglio in particolar modo: “Design e comunicazione visiva – Laterza (1968)”, “Arte come mestiere – Laterza (1966)” e “Da cosa nasce cosa – Laterza (1981)” in cui viene definito un modello per i processi progettuali, il “metodo Munari” che cito in questo articolo che si occupa propio di metodologia progettuale.
Conclusione
Sono fondamentali i sui libri, determinanti le sue opere, famosissimi i suoi aforismi. Ho provato a raccontare uno dei personaggi più influenti del secolo scorso, per quanto possibile sia raccontare una figura così eclettica.
ALBERO | l’esplosione lentissima | di un seme
Bruno Munari, Versi da “Fenomeni bifronti, Etra/Arte, 1993”
Tuttavia, come avrete capito questo articolo non rende onore al genio di Bruno Munari. Forse solo studiando a fondo le sue opere, leggendo i suoi libri e ricordando i suoi aforismi si può comprendere davvero quanto profondo è stato il suo contributo nel mondo dell’arte e del design.