Una delle discipline fondamentali del graphic design è senza dubbio la tipografia. Ovviamente con il termine tipografia, non ci riferiamo al luogo fisico in cui vengono effettuate delle stampe ma alla disciplina che studia e regola l’utilizzo delle lettere e il rapporto tra queste e lo spazio creativo.
Con l’aumentare dei mezzi di comunicazione, conoscere i caratteri e la tipografia può essere un vantaggio importante per qualsiasi progetto di comunicazione visiva, sia stampato che digitale.
Indice rapido
Definiamo la tipografia
Tecnicamente si definisce Tipografia:
(dal greco antico τύπος?, týpos, “impronta” e γράφειν, gráphein, “scrivere”) l’insieme dei processi di composizione e stampa effettuati mediante l’uso di matrici in rilievo composte di caratteri mobili o di cliché inchiostrati. Per estensione, il termine indica anche l’officina in cui tale attività viene esplicata, e l’attività artigianale o industriale connessa.
Da wikipedia
Non esiste un prodotto grafico, che sia un sito web o un libro, che non abbia una precisa tipografia. Il compito del progettista è occuparsi di questo aspetto al fine di perseguire il fine comunicativo e agevolare la comprensione nel contenuto attraverso la forma.
Una definizione interessante, che rende sufficientemente bene l’idea del concetto di tipografia nel design, ci viene data da Patrick J. Lynch e Sarah Horton nel loro libro Web. Guida di stile. Progettazione dei siti Web.
La tipografia è l’equilibrio e l’interrelazione tra la forma delle lettere sulla pagina, un’equazione verbale e visiva che aiuta il lettore a comprendere la forma e ad assorbire la sostanza del contenuto.
Se avete letto l’articolo “La nascita della scrittura e della stampa“, abbiamo visto come la scrittura e la stampa sono una forma evoluta di comunicazione per segni. Un tipo di comunicazione visiva che utilizza una “unità grafica” per rappresentare un suono, un’idea o una parola. Oltre ad una comunicazione diretta, dovuta a questa sorta di codifica delle parole, si può identificare anche una meta-comunicazione prodotta dalle forme e dai segni che compongono questo codice.
Tipometria: conosci il tuo carattere
La gestione di una buona tipografia non si risolve semplicemente con la scelta di una font ma anche attraverso lo studio dell’anatomia dei glifi e delle regole di impaginazione.
Un glifo è la rappresentazione grafica di una lettera o di un simbolo, essi hanno una anatomia precisa che può essere studiata e appresa. Lo studio attento dell’immagine sottostante, estrapolata dal libro Guida alla progettazione grafica di Gianni Latino, può aiutarci in questa comprensione.
Questa analisi del carattere tipografico ci aiuta anche a comprendere le differenze tra i vari caratteri tipografici e le loro possibili applicazioni.
Tipi di font
Dall’invenzione della stampa a caratteri mobili fino all’era informatica il numero di font si è moltiplicato esponenzialmente: Inizialmente le fonderie, grazie a tecniche di incisione artigianale e attraverso l’industrializzazione, sviluppavano sempre più caratteri tipografici. Successivamente, con l’arrivo dei computer e la diffusione del desktop publishing, si comincio a creare versioni digitali delle font più utilizzate e conosciute fino ad oggi un cui ogni giorno vengono pubblicate font native digitali.
Ogni fase storica ha introdotto nuove classi di font, creando un universo di caratteri tipografici vasto e variegato. Questa diversità rende complessa la scelta del font più adeguato. Studiare i caratteri, il loro design e la loro storia è fondamentale per un utilizzo consapevole.
Ad esempio, un font ottocentesco può rafforzare il messaggio in una grafica per un salone di antiquariato, oppure può essere usato in contrasto per dare profondità a un concept moderno. Inoltre, un’analisi delle caratteristiche di un font può aiutarci a comprendere anche la sua leggibilità in base ai vari utilizzi.
Ad esempio, molte tipologie di font risultano leggibili se vengono utilizzate in grandi dimensioni e perdono visibilità a dimensioni più ridotte, questo le rende efficaci se utilizzate in grandi segnaletiche, manifesti o per la composizione di titoli all’interno di prodotti editoriali. Viceversa, ci sono font che risultano leggibili ed esteticamente equilibrati in piccole dimensioni e perdono il loro equilibrio formale mano a mano che vengono ingranditi.
Classificazione dei caratteri tipografici
Tra l’800 e il ‘900 sono state proposte differenti classificazioni dei caratteri tipografici, basate sulle variazioni degli elementi anatomici dei glifi che li compongono.
Tra le classificazioni più accreditate ci sono quelle di Maximilien Vox e di Aldo Novarese, entrambe diventate degli standard per numerosi progettisti. In particolare Novarese stila una classifica ponendo maggiore attenzione sulle caratteristiche delle grazie, cioè dei tratti terminali di un carattere.
LapidariSi rifanno ai caratteri romani antichi. Hanno grazie triangolari che formano un angolo acuto con la linea di base. | ScrittiDetti anche calligrafici. Imitano la scrittura a mano. Assumono pertanto caratteristiche assai eterogenee. |
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MedievaliChiamati anche gotici. Erano i caratteri tipici del periodo di Gutenberg, ma oggi di difficile lettura. Hanno estremità allungate caratterizzate da angoli accentuati. Le grazie sono definite “a punta di lancia rivolta verso il basso”. | OrnatiSono caratteri con decorazioni. Formati generalmente dalle sole lettere maiuscole, utilizzati come capilettera. |
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VenezianiDerivano dai caratteri romani antichi, come i Lapidari, ma da questi si differenziano per l’estremità arrotondata delle grazie e per il piede dell’asta appena concavo. | EgizianiSono riconoscibili per le grazie ad angolo retto. |
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TransisionaliHanno grazie orizzontali e sottili, terminano con un’asta la cui base ha andamento lineare. Il Times New Roman è un tipico esempio di carattere Transizionale. | LineariDetti anche bastoni. Sono i caratteri di concezione più moderna, privi di grazie e spessori delle aste uniformi, al giorno d’oggi chiamati comunemente sans serif. |
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BodonianiHanno un rapporto di spessore esasperato tra le aste. Hanno grazie che si uniscono con l’asta verticale della lettera, formando un evidente angolo retto. | FantasieGruppo difficilmente classificabile, comprendente tutti i caratteri che non rientrano nelle precedenti categorie. |
La classificazione di Vox, invece, si concentra più sull’associazione storica dei font, sulla base di precise caratteristiche morfologiche.
Humanesderivano dai primi caratteri umanistici. In questo esempio il Centaur disegnato da Bruce Rogers intorno al 1470.triangolari che formano un angolo acuto con la linea di base. |
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Garaldessi ispirano ai caratteri rinascimentali. L’Adobe Garamond è riconducibile al lavoro originale di Claude Garamond del XVI secolo. |
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RéalesFont che derivano dai caratteri disegnati tra il XVII e XVIII secolo. Nell’esempio il Time New Roman realizzato da Stanley Morison nel 1931. |
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DidotesFont generalmente disegnati sui modelli Didot o Bodoni, quest’ultimo nell’esempio, disegnato da G.B. Bodoni nel 1798. |
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MécanesFont generalmente disegnati sui modelli Didot o Bodoni, quest’ultimo nell’esempio, disegnato da G.B. Bodoni nel 1798. |
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Linearescaratterizzati dall’assenza di grazie. Il Gill Sans nell’esempio è un tipico san serif disegnato da Eric Gill nel 1926. |
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Incisesderivano dalle incisioni lapidarie e xilografiche. Nell’esempio l’Albertus disegnato da Berthold Wolpe nel 1940. |
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Scriptesderivano dalle scritture cancelleresche e attuali. |
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ManuariesFont in cui si può notare (o imitare) l’intervento manuale. |
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Fracturariprendono i disegni dei caratteri gotici in tutte le varianti. Nell’esempio il Fette Fraktur. |
Prossimi articoli da leggere
Questa prima introduzione sul mondo della tipografia può rivelarsi utile per avere una panoramica generale sui caratteri tipografici, tuttavia non basta. Per tale ragioni ho scritto degli approfondimenti su varie tematiche di questa disciplina fondamentale nel graphic design.
- Per approfondire le classi dei font citate sopra, consiglio di seguire la rubrica “Pillole di font” cominciando da I Lapidari;
- Se vi incuriosisce l’evoluzione e volete uno strumento per comprendere la stroria dei font, vi consiglio: La timeline della storia dei font
- Per capire i nomi dei font e riconoscere pesi, stili e versioni, consiglio: Decifrare i Nomi dei Font: Guida Completa a Pesi, Stili e Varianti
- Se volete capire invece cosa sono le licenze font e come acquistarle, dovete leggere: Licenze Font e caratteri: Facciamo chiarezza.
Spero che questo articolo sia stato utile per un primo approccio, se volete approfondire un argomento in particolare lasciate un commento, Grazie.
2 commenti su “Tipografia nel design: conoscere i font”
Dafne
(14/11/2017 - 20:31)Bell’articolo, attendo gli altri!!
La tipografia nel design: una scelta di Font – Pierce Brantley
(03/07/2021 - 10:24)[…] Fonte: articolo tratto da http://www.robertomaiolino.it/blografik […]