Cataloghi, brochure, flyer, depliant. Facciamo chiarezza.

Una volta ricevetti una mail da un responsabile marketing di un importante azienda, con scritto qualcosa del genere:

Ciao,
dobbiamo fare un flyer per la fiera di ottobre. Pensavo a qualcosa con due ante che si chiudono, una sorta di brochure in cui si parla dell’azienda. Deve essere una versione sintetica del catalogo istituzionale in cui si parla del brand e dei nostri valori [..]

Lasciando perdere per un momento il registro linguistico utilizzato, facendo finta che si tratta di un amico e non di un manager, qui la vera criticità risiede proprio nel contenuto della mail. Flyer, brochure e catalogo sono termini spesso utilizzati arbitrariamente e in maniera assolutamente impropria. Purtroppo di mail così ne ricevo continuamente e questa confusione emerge spesso anche dalle parole di alcuni colleghi progettisti e art director. Da qui l’esigenza di fare un articolo di disambiguazione.

Supporti stampati a più pagine

La comunicazione d’impresa tradizionale, soprattutto ma non solo quella pubblicitaria, fa spesso uso di supporti stampati a più pagine, per trasmettere valore, mostrare prodotti o informare il consumatore. Spesso però si fa molta confusione su quello che si vuole ma soprattutto sul termine da utilizzare. Quindi andiamo per ordine e cerchiamo di fare più chiarezza. Prima di tutto possiamo dividere questi tipi di supporti stampati a più pagine in due macro categorie:

  1. Pieghevoli – si tratta di supporti composti da un singolo foglio stampato, spesso in bianca e volta, ripiegato su se stesso in modo da formare diverse pagine in base al numero di ante risultanti dalla piega adoperata.
  2. Rilegati – si tratta di tutti quei supporti stampati composti da più fogli rilegati tra loro. I fogli possono essere stampati e rilegati singolarmente o più comunemente, stampati, piegati e rilegati. Possono avere una copertina “separata” o essere auto-copertinati.

Pieghevoli, flyer, depliant o volantino?

Se lavorate nel mondo della comunicazione visiva, vi ritroverete molto probabilmente a fare i conti con questi tre termini. Va fatta una premessa, negli ambienti aziendali, soprattutto tra gli addetti al marketing, si utilizzano termini anglofoni o francofoni senza una reale necessità. Anche se esiste un corrispettivo italiano, capita spesso di fare riunioni che sembrano delle lunghe “supercazzole“.

Ma noi siamo qui per fare un po’ di chiarezza, giusto? Quindi, la prima distinzione che dobbiamo fare, è sicuramente tra flyer e depliant.

Depliant

Depliant è un termine francese che equivale semplicemente a pieghevole. Si tratta di una pubblicazione composta da un foglio stampato in bianca e volta, piegato su se stesso in modo da formare più ante e diventare maneggevole o addirittura tascabile, quando è chiuso. Esso può essere di diverso tipo, per convezione si indica il formato (misure del supporto) da chiuso. I vari pieghevoli posso essere distinti in base al tipo di pieghe. Le pieghe più comuni sono:

  1. Piega a metà o doppia metà – Un semplice foglio piegato a metà oppure ogni doppia è piegata a metà
    • Variante Piega a lettera – Detto anche piega a C o a rullo. Si tratta di un pieghevole a schema di piegatura a spirale in cui le pieghe sono parallele e nella stessa direzione, è necessario per piegare un foglio formato ISO “A” e farlo entrare nel corrispettivo ISO “C”. Per maggiori dettagli sui formati consulta questa pagina.
  2. Piega a fisarmonica – Un pieghevole con piega a fisarmonica, nota anche come piega a concertina, ovvero una piegatura parallela continua fatta alternativamente sul fronte e sul retro. Viste dall’alto, le pieghe a fisarmonica ricordano una Z o una M o una serie di zig e zag.
    • Variante Leporello – Il pieghevole a Leporello ha le pagine piegate a fisarmonica ma ha anche il fronte e il retro in modo da poter essere maneggiato come un normale libro. Si può avere anche un dorso, che fornisce una normale esperienza di voltare pagina eliminando la grondaia della normale rilegatura.
  3. Piega a portafoglio – In questo caso le pagine vengono piegate verso l’interno l’una sopra l’altra proprio come in un portafoglio.
  4. Piega a finestra – Ovvero un pieghevole con ante parallele che si aprono a come una finestra
  5. Piega francese – Detto anche pieghevole a piega incrociata (o in quarto) è caratterizzato da una piega a fisarmonica, piegata a sua volta a metà, nel mezzo.

Flyer

Il flyer, invece, è letteralmente un volantino. Si tratta di un foglio (volante) maneggevole (quindi al massimo un A4) che può essere stampato fronte/retro. Si utilizzano lavorazioni e carte economiche ma una tiratura molto alta. Si tratta di un supporto di comunicazione che si distribuisce a scopo pubblicitario o di propaganda, pensato per essere letto sul momento per poi essere “gettato” (si spera non per terra).

Il flyer non è, quindi, ne un pieghevole ne un rilegato, è semplicemente un volantino. Si distingue, ad esempio, dal manifesto perché quest’ultimo è pensato per essere affisso a parete ed è generalmente stampato su un formato più grande. Entrambi i formati sono utilizzati per gli annunci pubblicitari, in questo articolo spiego meglio la struttura base di un annuncio pubblicitario, se l’argomento vi stimola la curiosità.

Cataloghi e brochure

Madamina, il catalogo è questo

Don Giovanni – Mozart

Adesso che abbiamo ben chiaro cos’è un volantino e quando si può chiamare pieghevole. Rimane da chiarire cosa sono i cataloghi e cosa sono le brochure.

Brochure

Partiamo dall’ultimo, brochure equivale ad opuscolo. Si tratta di un particolare tipo di stampato rilegato, caratterizzato da piccole dimensioni e un numero limitato di pagine e da una produzione editoriale e tipografica tradizionalmente economica.

In realtà l’utilizzo e la produzione di questo tipo di supporti si è evoluta, grazie anche all’abbattimento dei costi di stampa. Sempre più frequentemente, infatti, si producono opuscoli su carte costose, impaginazioni raffinate e nobilitazioni importanti.

Un’altra caratteristica è il formato che solitamente è pensato per essere maneggevole o comunque con dimensioni ridotte in modo da racchiudere in uno spazio limitato immagini e testi particolarmente significativi per lo scopo promozionale prefissato. Lo scopo è quello di rendere l’opuscolo un oggetto facile da maneggiare, utilizzare e soprattutto conservare.

Catalogo

Il catalogo è senza dubbio il termine più abusato del suo genere. Un catalogo è un rilegato atto a raccogliere e mostrare un elenco ordinato e sistematico di più oggetti della stessa specie (parlando di comunicazione d’impresa pensiamo a prodotti o accessori). Se un catalogo non ha prodotti e parla solo dell’azienda, del brand, delle linee di prodotto in maniera generica o dei servizi che si offrono, semplicemente non è un catalogo.

Se non è un catalogo allora cos’è?

Abbiamo chiarito che si può chiamare catalogo se presenta una elenco di prodotti, accessori magari con relativi prezzi e codice di catalogazione. Quando non è presente nessuna di queste caratteristiche, non si chiama catalogo. Se, ad esempio, si parla dell’azienda, da un punto di vista commerciale o imprenditoriale, dei risultati, della mission, della visione e delle prospettive, parliamo di Company profile.

Se invece si vuole un supporto prettamente pubblicitario, che parla dell’azienda, dei valori e di cosa può offrire ai propri clienti, parliamo più propriamente di libro aziendale o se di piccole dimensioni (appunto) di opuscolo.

Conclusione

Vorrei concludere questo articolo con un riassunto, molto schematico che potete utilizzare anche voi per spigare ad altri brevemente le differenze tra i vari supporti stampati.

  • Flyer = Volantino = maneggevole foglio stampato
  • Depliant = Pieghevole = maneggevole foglio stampato e piegato su se stesso
  • Brochure = Opuscolo = maneggevole stampato con poche pagine e rilegato
  • Catalogo = stampato con elenco di prodotti

Fatta questa distinzione, vorrei aggiungere una considerazione finale, un piccolo consiglio off-topic: Se lavorate nel settore del marketing o della comunicazione e volete fare bella figura in una conversazione in lingua italiana, quando possibile, utilizzate sempre il termine corrispettivo italiano. Che ne pensate?

Autore dell'articolo: Roberto Maiolino

Formazione professionale da graphic designer, lavoro nel settore nel marketing tradizionale e digitale. Una figura unica per la grafica, la comunicazione e l’advertising. Da anni lavoro per le aziende sul territorio nazionale e per le agenzie di comunicazione del Trentino-Alto Adige. www.robertomaiolino.it