Il progettista di prestigio: questione di deontologia

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Introduzione

Nel precedente articolo abbiamo visto alcuni aspetti del ruolo del progettista grafico. Ma bisogna chiedersi:”cosa paghiamo quando affidiamo ad un designer un progetto grafico? Come si valuta la qualità del lavoro svolto?” Spesso si tende ad adottare un metro di “valutazione del prestigio” di un progetto grafico. In realtà il prestigio e lo spessore di un lavoro si misura sulla base della sua efficacia. Il progetto grafico dovrebbe essere sempre privo di compromessi e realizzato al meglio delle possibilità creative del progettista.

Il tempo: L’unità di misura del design

“Progettista grafico” è un termine molto ampio. Sembra come se, dire di fare il grafico, voglia dire dover per forza saper sviluppare progetti grafici per qualsiasi cosa…anche per l’album di famiglia. Un marchio, un manifesto, una rivista, un libro, un sito web sono progetti estremamente diversi, ognuno dei quali richiede un intenso studio, una lunga ricerca e numerose prove creative. Un annuncio pubblicitario è governato da regole completamente diverse da un totem per una galleria d’arte; Un marchio ha caratteristiche completamente differenti rispetto ad una pagina web.

Ciò che è vero, come disse Massimo Vignelli, è che “Design is One”. Questo non vuol dire che un progettista debba saper fare tutto ma semplicemente che, una volta compresi i principi del design, un progettista può cimentarsi in qualsiasi progetto. Sempre Vignelli, infatti, disse anche che in ogni cosa ci vuole studio e impegno. Il concetto è quello di studiare il problema e trovare una soluzione creativa e anche se, grazie alle nuove tecnologie digitali, è tutto molto più a portata di mano, rimane il fatto che per studiare ci vuole tempo. Non esiste un settore che richiede più tempo o impegno rispetto ad un’altro, semmai progetti più impegnativi rispetto ad altri. Il tempo necessario non è legato ad una complessità “naturale” di un progetto ma alla quantità di studio che esso necessita.

Giusto per fare un esempio: agli occhi di chi non conosce questo mestiere e spesso anche dei clienti, un marchio può sembrare un lavoro molto più semplice rispetto ad un sito web. A volte è vero ma io in prima persona mi sono trovato ad avere maggiori difficoltà nel sviluppare un determinato marchio rispetto ad alcuni siti web. A fine esemplificativo e solo per non mettere in giudizio lavori dei miei colleghi, utilizzo due miei progetti per spiegarmi meglio.

BlogGrafik, ovvero questo blog, è stato sviluppato in cinque giorni, il marchio per Marvin, realizzato per un bar/ristorante ha subito un iter di sviluppo durato più di un mese. Molti si chiederanno:”come è possibile che il disegno di una balena ha richiesto più tempo della realizzazione di un sito internet?” La risposta risiede nelle idee.marvin originale-01

Le idee: Il carburante del design

BlogGrafik è un progetto personale, indipendente, nato a partire da un’idea chiara, con un abstract ben definito, con obbiettivi abbastanza chiari. Il concept è nato in maniera spontanea, il layout è stato pensato con un ampio respiro formale. La testata libera, occupata solo dal marchio e un design minimalista che potesse mettere al centro della scena solo i contenuti.

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Il marchio Marvin è stato un lavoro su commissione, nato da un’idea vaga e con obbiettivi indefiniti. Per la sua realizzazione è stato necessario un lungo studio sul cliente, sulle sue necessità, sul suo pubblico. Successivamente ho studiato l’elemento grafico, la forma della balena (Unica richiesta ben definita del cliente), le linee e le curve che la rendono riconoscibile. A quel punto, ho avviato una lunga ricerca, sui marchi sviluppati da colleghi, sulle illustrazioni più o meno realistiche, sulle svariate soluzioni creative già realizzate. Solo allora, ho realizzato le prime bozze su carta, fino a quando non ho sviluppato un concept che mi potesse convincere. Da li alla sua realizzazione finale il passo è stato breve.marvin

L’idea è il vero carburante del design ma l’idea non nasce dal nulla. La mente ha bisogno di essere stimolata e anche se a volte si viene illuminati da qualcosa, spesso lo studio e la ricerca sono le uniche armi contro l’ansia da foglio bianco. Ciò che richiede più tempo non è la realizzazione stessa di un progetto ma la fase progettuale che la precede.

I vari settori del graphic design

Non si può, dunque, misurare il prestigio o l’importanza di un settore grafico sulla base della difficoltà, perché in sostanza non esiste una difficoltà intrinseca. Semmai, è il progettista ad essere portato più o meno per un settore rispetto ad un altro. Tuttavia, si tende a dare un valore diverso a determinati settori sulla base di un prestigio derivante da una visione vecchia e ad un modo di pensare ampiamente superato nel resto del mondo.

In Italia, purtroppo, esiste il progettista grafico di serie A e il progettista grafico di serie B, questa valutazione viene fatta non sulla base della qualità degli artefatti ma solo sulla base dei settori in cui il progettista opera:

  1. Comunicazione dei beni culturali
  2. Grafica di pubblica utilità
  3. Grafica editoriale
  4. Grafica pubblicitaria

Chiaramente realizzare un progetto grafico per un’istituzione pubblica è senza dubbio un onore ma questo non vuol dire che il progettista grafico che lavora per un’azienda non può essere egualmente importante di un altro che lavora per un museo. Non è il committente a dare valore ad un progetto ma solo l’efficacia del risultato finale.

Il problema della grafica pubblicitaria

Ho visto più strafalcioni e oscenità realizzate per gli enti pubblici che per piccole o medie imprese. Ho visto progetti, invece, molto efficaci e di grande spessore, realizzati per piccole attività commerciali. Di certo, è vero che la grafica pubblicitaria è spesso complice di un inquinamento visivo ma questo non dipende da un prestigio intrinseco di quel settore, quanto da i professionisti che vi operano.

Spesso pur di guadagnare si scende a compromessi, si accontenta il cliente o si opta per soluzioni facili e sbrigative. Oggi le aziende vogliono soluzioni facili e veloci. Esse non si affidano ad un progettista grafico ma cercano qualcuno che possa risolvere i loro problemi a modo loro e spesso con budget non adeguati. Questo crea opportunità per coloro che magari non sono veri e propri progettisti o per quei progettisti che cercano un occasione di guadagno. Che sia chiaro, tutti abbiamo consegnato progetti che non ci piacevano o abbiamo accettato lavori che non ci entusiasmavano, è una cosa assolutamente naturale.

Conclusioni

Non esiste un settore più prestigioso di un altro, è il progettista a dare valore al proprio lavoro. Impegno, studio e ricerca fanno di un artefatto un progetto di spessore. Indipendentemente dal settore in cui si opera, una cosa può essere fatta bene o male, si tratta solo di una questione di deontologia.

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Autore dell'articolo: Roberto Maiolino

Formazione professionale da graphic designer, lavoro nel settore nel marketing tradizionale e digitale. Una figura unica per la grafica, la comunicazione e l’advertising. Da anni lavoro per le aziende sul territorio nazionale e per le agenzie di comunicazione del Trentino-Alto Adige. www.robertomaiolino.it

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